COME AVERE UNA FOTOGRAFIA A FUOCO

Sono sempre stato appassionato di fotografia e, una volta preso anche dall'astronomia, ho deciso di abbinare le due passioni cercando di diventare astrofotografo.
Ho cominciato con la fotografia in parallelo per passare dopo poco tempo al fuoco diretto, ma uno dei principali problemi è sempre stato la messa a fuoco corretta. Infatti non è facile riuscire a concentrare tutta la debole luce proveniente dalla stelle nel cerchio più piccolo possibile, in modo da poter fare arrivare più fotoni possibili su un singolo granello di emulsione.
Oggi, con i moderni sistemi digitali, è possibile analizzare l'immagine in tempo reale della singola stella e vedere quanto il cono di luce sia concentrato ma, operando ancora con la pellicola, non possiamo effettuare uno scatto, vedere il risultato, ritoccare la messa a fuoco e così di seguito.
Ciò nonostante esistono esempi di fotografie con una messa a fuoco perfetta, con tutta la luce di una singola stellina concentrata in un singolo granello di emulsione. Ma come è possibile?
Se fate questa domanda a dieci astrofotografi vi diranno dieci risposte diverse. Infatti ognuno ha trovato la propria risposta che non è migliore né peggiore di quella di un altro. E' solo la "sua".
Io cercherò non di dare la "mia" verità ma di illustrare qualche sistema fra i più conosciuti in modo da permettere a ciascuno di scegliere quello che più si confà alle proprie esigenze, cercando di illustrarne anche i vantaggi e i limiti.
Per prima cosa dobbiamo dividere i sistemi in due classi ben precise: quelli che sono indipendenti dall'utilizzatore e quelli che invece sono legati al singolo utilizzatore. Nella prima categoria si trovano quei sistemi, tipo la maschera di Hartmann, che danno il medesimo risultato a prescindere da chi lo usa, a parte l'esperienza personale. Può usarlo un miope, un ipermetrope, una persona con la vista perfetta. Il sistema funzionerà sempre. Nella seconda categoria invece troviamo quei sistemi tipo l'ingrandimento dell'immagine nel mirino che devono, prima, essere tarati con la visione ottica dell'utilizzatore e che, se dati in mano a un'altra persona, dovranno essere ritarati.
Alla prima categoria appartengono, come ho detto, la maschera di Hartmann, la lama di Focault (conosciuta anche come Knife edge), lo Stiletto, il Focal Point.
Alla seconda appartengono tutti i sistemi di ingrandimenti dell'immagine nel mirino o sul piano focale.
Passiamo ad analizzare i vari metodi:

LA MASCHERA DI HARTMANN

Si tratta semplicemente di un tappo a due o più fori, da montare prima dell'obbiettivo o dello specchio, che intercetta la luce proveniente dalla stella. E' in pratica un diaframma a più fori. Attraverso ogni foro passa la luce della stella che, deviata dalla lente o dall'obbiettivo, verrà focalizzata in un punto ben preciso: il piano focale del telescopio.
Se però la nostra pellicola non si trova sul piano focale avremo che i vari fasci non colpiranno la pellicola tutti nel medesimo punto ma, invece, in più punti diversi (A e C). Solo quando siamo perfettamente a fuoco potremo avere un'unica immagine stellare (B).
Logicamente questo tipo di messa a fuoco viene controllato osservando nel mirino della macchina fotografica. Se la macchina fotografica non ha la perfetta complanarità fra il mirino e il piano focale tale metodo non darà la perfezione ma solo una buona messa a fuoco. Ha il vantaggio che può essere utilizzato quando abbiamo già messo la pellicola all'interno della fotocamera e può essere effettuato molto velocemente da chiunque. Basta solo trovare il punto di fuocheggiatura nel quale le varie stelline convergono in un'unica stella.
Un accorgimento che deve essere adottato è quello di avere i bordi più netti e sottili dei vari fori. Usare il compensato va bene ma dopo dovremo incollarci dei supporti in plastica sottile (io ho usato dei vecchi floppy disk ritagliati) in modo da avere l'immagine più incisa possibile. Infatti un bordo spesso e frastagliato crea fenomeni di diffrazione che peggiorano la percezione del punto di fuoco.

LA LAMA DI FOCAULT (KNIFE EDGE)

Questo metodo è un po' più complesso da utilizzare ma, con un po' di pratica, permette una messa a fuoco con un errore di centesimi di millimetro, adatta anche a strumento di aperture relative considerevoli. Il funzionamento si basa sull'intercettazione di un fascio luminoso da parte di una lamina sottile posta sul piano della pellicola. Se il fascio luminoso, generato da una stella luminosa, viene intercettato esattamente sul piano focale allora vedremo scomparire istantaneamente il disco luminoso in quanto sul piano focale la stella sarà puntiforme, mentre se il fascio viene intercettato in posizione intrafocale o extrafocale la lamina comincerà a oscurare una parte della luce della stella e assisteremo a un fenomeno tipo l'eclissi della stella medesima, sempre più lenta man mano che saremo più distanti dal piano focale.
Con questo sistema è possibile arrivare a una precisione di fuoco molto accurata, tale da poter usare telescopi con rapporti focali molto aperti.
Due appunti negativi per questo metodo sono: la necessità di poter utilizzare solo una fotocamera tradizionale (a pellicola) e l'obbligo di non avere ancora messo la pellicola nel corpo macchina.
Al primo appunto non è possibile trovare una soluzione. Questo sistema è nato per la pellicola e a questa è rivolto. Al secondo è possibile ovviare con un secondo corpo macchina identico al primo. Il secondo corpo non avrà la pellicola montata per poter mettere a fuoco. Una volta focheggiato accuratamente potremo bloccare il fuocheggiatore, sostituire la macchina fotografica con quella nella quale è già stata montata la pellicola (magari rimasta dalla sessione fotografica precedente) e cominciare a fotografare.

FOCAL POINT

Questo sistema permette di avere un ottima fuocheggiatura sia con camere digitali sia con fotocamere tradizionali, purché possano utilizzare un attacco standard T2.
Il Focal Point si avvita infatti sul raccordo T2 del telescopio fino alla battuta potendo sfruttare la caratteristica che questo raccordo prevede un piano focale esattamente a 55 mm dal suo punto di battuta. Si compone di un barilotto con un innesto a vite di passo T2 da avvitare al telescopio e un oculare che monta, al posto della lente, un reticolo di Ronchi.
Anche questo sistema si basa sul fatto che la luce di una stella, sul piano focale, è puntiforme. Il reticolo crea delle frange di interferenza visibili accostando l'occhio al Focal Point. Quando siamo fuori fuoco vedremo linee scure e luminose che si alternano come nella figura a fianco.
Quando invece ci si avvicina al punto di fuoco le linee tendono ad allargarsi sempre di più fino a quando avremo, spostando leggermente il telescopio, un passaggio istantaneo dal campo illuminato a quello scuro e viceversa.
Quello è il punto di fuoco.
 
OCULARE PARAFOCALIZZATO
Questo sistema consiste nel trovare preventivamente il fuoco esatto con la macchina fotografica e, successivamente, senza spostare il fuocheggiatore, sostituirla con un oculare di corta focale. La messa a fuoco dell'oculare dovrà avvenire mediante lo spostamento del medesimo sul barilotto.
Trovato il punto preciso di fuoco dovremo segnare con un pennarello indelebile, con una riga sul barilotto, con un anello scorrevole da fissare sul barilotto medesimo o in qualche altro sistema, il punto esatto nel quale dovrà essere rimesso l'oculare.
A questo punto avremo il nostro oculare parafocalizzato con la macchina fotografica. Nella successiva sessione fotografica basterà montare l'oculare nella medesima posizione sul barilotto che avevamo segnato nella fase preparatoria, mettere a fuoco con il fuocheggiatore e sostituire l'oculare con la macchina fotografica.
Non è un sistema molto usato se non per un uso con le webcam (che richiedono comunque un'ulteriore messa a fuoco di precisione osservando sul monitor del computer) in quanto è soggetto alla diversa capacità dell'occhio dell'astrofotografo di mettere a fuoco e non permette una precisione elevata. Inoltre necessita di sostituzione degli attacchi della macchina fotografica con quelli per l'oculare con rischio di spostamento del fuocheggiatore.

VETRO SMERIGLIATO
Applicando un vetrino smerigliato (con la smerigliatura esattamente sul piano pellicola) al posto della pellicola e tenendo aperto l'otturatore della macchina fotografica vedremo la nostra stella così come verrà impressa sulla pellicola.
Se riusciremo a metterla perfettamente a fuoco avremo una perfetta immagine.
Logicamente è difficile percepire esattamente il punto di fuoco sul vetrino e perciò può essere utile aiutarci con una lente di ingrandimento o con un piccolo cercatore, magari abbinando il tutto a una maschera di Hartmann.
Necessita però, come per la lama di Focault, di avere la macchina fotografica libera dalla pellicola o un secondo corpo macchina identico al primo.
 
Questa pagina è in continuo aggiornamento e sono disponibile a integrarla con il contributo di chiunque voglia presentare un metodo di messa a fuoco non esposto in precedenza.
 

Renzo Del Rosso

 
 


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