Nel 1990 decisi di scrivere un breve racconto che fu pubblicato sul giornalino dell'Associazine di cui allora facevo parte.
Oggi ho deciso di metterlo in rete per rendere partecipi anche altri amici di ciò che mi spinse a scriverlo.

G R A Z I E

Fiodr Petrovic, come tutte le mattine, si era alzato di buon'ora.
Aveva da accudire gli animali, preparare le esche per la pesca e le nuove trappole per la caccia. A quelle latitudini d'estate era sempre giorno e pertanto conveniva sfruttare 1'illuminazione del sole per lavorare alacremente, cercando di immagazzinare più viveri possibile in vista dell'inverno siberiano.
Aveva già accudito gli animali domestici e si stava preparando per uscire nei boschi circostanti per controllare le trappole che aveva sistemato nei giorni precedenti e per metterne di nuove. La selvaggina, per fortuna, era abbastanza abbondante in quel periodo per cui c'erano buone possibilità di tornare alla dacia con un buon bottino. Più tardi sarebbe andato a pescare nel fiume Tunguska che scorreva a pochi chilometri di distanza. Il sole era ancora basso sull'orizzonte e, con il passare delle ore si sarebbe spostato verso Sud, senza però cambiare di molto la sua altezza.
Era bello e caldo ed era piacevole sentire sulla pelle il calore dei suoi raggi.
Ad un tratto, però lo sguardo di Fiodr si fece più attento. A pochi gradi dal Sole c'era una strana macchiolina luminosa. Non aveva mai visto nulla di simile. Lo strano fenomeno lo affascinava e lo turbava insieme. Cercò di distogliere lo sguardo dicendosi che non aveva molto tempo da perdere e che era meglio cercare di sfruttarlo in qualche attività costruttiva, piuttosto che starsene col naso per aria. Ma il turbamento rimaneva. Qualche minuto dopo rialzò gli occhi e vide che il puntino luminoso era sempre lì, accanto al Sole. Lì per lì sembrava che fosse rimasto immutato ma poi si rese conto che la sua luminosità stava crescendo lentamente. Occorreva più di un minuto per rendersene conto ma l'oggetto misterioso diventava sempre più brillante con il passare del tempo.
Fiodr rientrò in casa per prendere le sue armi e andare nel bosco; dopotutto anche se qualcosa di strano c'era in cielo, lui doveva pensare alle cose terrene e non poteva perdere tempo.
Pochi minuti dopo era pronto per partire. Un ultimo sguardo al sole e rimase a bocca aperta.
Il puntino luminoso era diventato grande quanto il sole stesso e perlomeno altrettanto luminoso. Era sempre stato un tipo coraggioso e non era mai stato colto dalla paura ma stavolta qualcosa si ruppe dentro di lui e cadde in ginocchio cominciando a pregare. L'oggetto era sempre più grande e luminoso e, fra l'altro, sembrava che si muovesse verso di lui.
Improvvisamente si alzò un fortissimo vento caldo che fece cadere Fiodr per terra. L'ultima cosa che vide fu l'oggetto luminoso che sfrecciava sopra di lui occupando quasi tutto il cielo.
Pochi istanti dopo un enorme boato esplose alle sua spalle. La terra tremò in un modo che Fiodr non aveva mai sentito. Un vento infuocato passò sopra la sua testa bruciando le punte degli alberi e, dopo pochi minuti, un'altra raffica di vento, questa volta molto più fresca ma ugualmente intensa, spense i focolai accesi.
Gli animali erano in preda al panico e anche lui era sconvolto.
Tuttavia era sempre stato un tipo molto curioso e, una volta rimessa a posto la sua dacia, calmato gli animali, e armatosi, decise di andare a vedere cosa era successo. Si inoltrò nel bosco ancora fumante verso Ovest, cercando di dominare l'inquietudine che lo aveva colpito. Non riusciva a spiegarsi il fenomeno che aveva appena visto. Dopo alcune ore di cammino, quando il Sole stava ormai per raggiungere l'altezza massima sull'orizzonte, arrivo sul limitare di un nuovo bosco.
Tutti gli alberi erano stati abbattuti. Ma la scure non era stata manovrata da un uomo.
Quegli alberi erano completamente spogli, quasi carbonizzati, e, cosa ancora più inquietante, erano sdraiati come una raggiera, con la punta rivolta verso l'esterno del bosco. Fiodr aggirò tutto il bosco, prima di avere il coraggio di avventurarsi al suo interno. Da qualsiasi parte osservasse gli alberi erano tutti stati abbattuti come da un potentissimo vento caldissimo che si fosse sprigionato dall'interno del bosco stesso.
Alla fine si disse che se era arrivato fin lì era stupido tornarsene indietro senza sapere cosa fosse esattamente successo.
L'interno del bosco era spettrale. Ogni tanto incontrava le braci fumanti di qualche cespuglio. Il silenzio era rotto solamente dai suoi passi. Gli sembrava di essere il solo essere vivente su tutto il pianeta. Improvvisamente arrivò in una radura larga oltre mille metri. All'interno di questa radura non c'erano alberi abbattuti, solo poche decine di tronchi carbonizzati ma rimasti in piedi, perfettamente verticali, come a indicare che qualcosa era successo lassù, in cielo. Non gli fu possibile avvicinarsi ulteriormente in quanto la zona era un mare di fango. In lontananza, quasi in prossimità del centro della radura, vide un oggetto strano, a forma di ciotola, nel fango. Era sicuramente metallico perché rifletteva, a volte, i raggi del Sole che continuava il suo percorso nel cielo. Anche a quella distanza l'oggetto era ben visibile, grande più della sua dacia; guardandolo attentamente si accorse che stava lentamente sprofondando nel mare di fango. Dopo circa un'ora sparì alla sua vista, lasciando solo delle bolle d'aria che risalivano dalle profondità come fossero sfere di fango.
Improvvisamente un pensiero attraverso la sua mente; era un pensiero strano e lì per lì non riuscì a capire come mai gli fosse apparsa davanti agli occhi una immensa vallata verde, in cui animali stranissimi vagavano lentamente, tranquilli.
Fiodr si scosse e tornò a guardarsi intorno, notando la notevole differenza fra quella valle stupenda che aveva immaginato e la radura di fango con quegli alberi neri e scheletriti che si trovava lì davanti.
Di nuovo un pensiero estraneo gli invase la mente ma questa volta l'immagine non era di un prato, bensì di un cielo stellato, diverso però da quello cui era abituato. Le stelle erano colorate di rosso, giallo, azzurro e non bianche come era abituato a vederle. Inoltre la prospettiva cambiava rapidamente come se tutte queste stelle corressero verso di lui e lo oltrepassassero per scomparire alle sue spalle: in viaggio tra le stelle; ecco come si sentiva. "Un viaggiatore cosmico".
Cominciò a muoversi dalla radura per tornarsene a casa quando un richiamo lo fece sussultare. Sembrava una richiesta di aiuto. Si fermò, si guardò in giro ma non vide niente di strano nei dintorni. Gli unici rumori che sentiva erano il crepitare di alcuni focolai che non si erano ancora spenti e il vento che aveva cominciato a soffiare con una certa intensità. Non c'era nessuno intorno e nonostante fosse molto attento a tutti i rumori e ai movimenti che ci potessero essere nei dintorni non vide nulla che potesse fargli pensare all'esistenza di un altro essere umano nelle vicinanze.
Il richiamo giunse improvviso e stavolta Fiodr fu sicuro che non era una voce ma qualcosa che gli entrava direttamente nella testa. Preso dal panico cominciò a correre, inciampando nei rami contorti sparsi sul terreno e cadendo per terra.
La voce mentale che l'aveva così impaurito tornò a farsi sentire e, agendo sul suo cervello, lo calmò. Non sentiva dei suoni né frasi nella sua lingua, però riusciva a capire quasi tutto quello che lo straniero, così lo aveva battezzato, gli diceva.
Grazie alle indicazioni telepatiche riuscì alla fine a trovarlo, dietro un tronco abbattuto; sembrava ferito, anche se il liquido che si spandeva per la terra non era rosso come il sangue ma di un colore giallastro. Lo straniero aveva una struttura molto simile a quella di un uomo anche se dietro le sue spalle, pur lacere e rattrappite, si notavano due ali variopinte come quelle di una farfalla.
Di nuovo le immagini mentali riapparvero e Fiodr vide lo straniero dentro un oggetto che vagava per lo spazio; sembrava che lo comandasse premendo dei bottoni illuminati. Improvvisamente apparve un'enorme roccia che colpì l'oggetto dello straniero facendo lampeggiare un numero incredibile di luci. Poi, improvviso, lo schianto in un enorme bagliore di luce.
Fiodr provò a chiedere, nella sua lingua, allo straniero chi fosse e cosa facesse. Lo straniero mostrò di avere capito la domanda perché nuove immagini mentali apparvero: era un esploratore di un pianeta lontanissimo che stava studiando dallo spazio la vita sulla Terra. All'improvviso aveva visto apparire un'enorme roccia, lui la chiamava "asteroide" anche se per Fiodr questo termine non aveva alcun significato, che era diretta proprio verso la Terra. Lo straniero aveva immediatamente capito che, se l'impatto fosse avvenuto, un numero grandissimo di esseri viventi sarebbe morto, forse tutta la vita sulla Terra sarebbe scomparsa. Aveva perciò deciso di cercare di deviare l'asteroide. La sua nave spaziale era rimasta però danneggiata nell'urto ed era precipitata incendiandosi al contatto con l'atmosfera; lui si era gettato fuori all'ultimo momento, rimanendo però gravemente ferito.
Il contatto mentale sparì per un attimo e poi tornò ma molto debole. Lo straniero stava perdendo le proprie forze e questo "colloquio" lo aveva prostrato enormemente.
Fiodr cercò di curare lo straniero ma non sapeva cosa fare. Anche il contatto mentale che avevano stabilito si indeboliva sempre più. All'improvviso lo straniero si irrigidì; il contatto mentale scomparve definitivamente e Fiodr si accorse che lo straniero era morto. Con cura cercò dei sassi per fare un tumulo in cui fare riposare questo essere venuto così da lontano e l'unico saluto che gli venne in mente fu "Grazie".

Renzo Del Rosso